Ho una camera tutta mia, una mansarda molto intima con una grande finestra che si affaccia su acquari di intimità quotidiana. Condivido l’appartamento con due persone splendide, Edu e Martina, lui di Siviglia e lei di Napoli, c’è stata subito chimica dalla prima volta che li ho conosciuti, l’ottobre dell’anno scorso, quando per la prima volta arrivai ad Amsterdam.
Sono venuto qui in autostop, con uno zaino in spalla e qualche centinaio di euro in tasca, ora ho un appartamento, un conto in banca con cui mi posso permettere parecchi lussi e numerose possibilità lavorative legate alle mie passioni. Qual è il segreto? Essere agguerriti e avere positività da vendere, essere capaci di parlare con passione anche ai sassi, possedere un immenso sorriso interiore ed essere sempre pronti a cambiare paese ma soprattutto seguire il proprio fuoco, l’istinto, quello che si vuole realmente realizzare nella vita.
La chiave è voler creare, qualsiasi desiderio di distruzione è controproducente, creare richiede parecchia energia, concentrazione e costanza, creare permette di conoscersi e reinventarsi. Un modo per viaggiare dentro se stessi. Alle volte ho la sensazione di vivere in un romanzo.
La chiave è voler creare, qualsiasi desiderio di distruzione è controproducente, creare richiede parecchia energia, concentrazione e costanza, creare permette di conoscersi e reinventarsi.
Per quanto riguarda la mia quotidianità ho già rotto la mia prima bicicletta olandese, comprata la seconda fuori dal Bluemenbar e abbandonata dopo neanche due giorni, pessimo affare, complici anche le circostanze in cui tale scambio spesso avviene. Il più delle volte sono già passate le tre del mattino, l’erba fumata e le birre bevute non sono di certo d’aiuto, la possibilità che la polizia possa sbucare da dietro l’angolo da un momento all’altro non lascia spazio ad analisi attente di ciò che si sta comprando e alla fine ci si ritrova quasi sempre con una bici pacco. Dieci euro spesi male. Marlon l’aveva detto, l’ha ripetuto anche il giorno dopo l’acquisto, e il giorno dopo ancora, quando sono arrivato a lavoro dicendogli che l’avevo da poco abbandonata per strada perché la catena era caduta sei volte, quante imprecazioni!
Il forno a legna è distante dal bancone ma da veri Italiani, per metà, ci capiamo a gesti, soprattutto se stiamo facendo degli apprezzamenti. Capisci a me! Il lavoro alle volte è duro perché il posto è disorganizzato e sono 3 mesi che faccio 180 ore ogni volta oltre che fare orario di chiusura, infatti sto cercando altrove perché ho bisogno di più tempo libero e orari che non siano solo notturni.
Paura e Delirio ad Amsterdam.
La vita ad Amsterdam può essere parecchio movimentata, complici una maggiore libertà soggettiva e un’ampia scelta di eventi e feste. Paura e Delirio ad Amsterdam. Questo fine settimana può essere un ottimo esempio: venerdì ho lavorato dalle 16:00 alle 02:00, c’era un evento chiamato Out of Office, un party niente male, ma a causa della disorganizzazione e della mancanza di personale io devo fare sempre il doppio del lavoro; dopo una giornata lavorativa così intensa ho preso un taxi, altrimenti ci avrei messo 40 minuti a piedi, e sono andato al Melkweg dove ho ballato fino alle 8 del mattino con Edu, c’era General Levy di Jungle is Massive e un impianto che suonava in modo spaziale. Abbiamo fumato come draghi Giamaicani! Ho dormito solo 4 ore e sabato alle 14:30 sono ritornato a lavoro, ho finito attorno alle 01:30 dopodiché sono morto.
Mentre scrivo sono seduto in salotto con la finestra aperta, sto aspettando che mi arrivi un pacco, un kit da tatuatore. Il tatuaggio ha inziato da poco ad affascinarmi e dunque sono curioso. L’idea che le mie opere siano esposte sulla pelle delle persone mi affascina, tele in movimento, una parte di me in giro per il mondo, un segno grafico su chi ha incrociato con me la propria strada. Sento il ronzio di un motore, sicuro è un furgone, mi affaccio ed ecco il van della UPS, scendo di corsa, il pacco è arrivato, firmo sullo schermo elettronico, è più uno scarabocchio che la mia firma. Il pacco è qui, smetto di scrivere…
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