La collaborazione ultratemporale come motore del progresso: la storia di Plutone

La collaborazione ultratemporale come motore del progresso: la storia di Plutone

Artwork: Papaya – Lettering & Illustration 

 

Dalle più antiche origini del pensiero e dello sviluppo della civiltà alle più recenti scoperte scientifiche e tecnologiche, gli esseri umani hanno evoluto le proprie conoscenze, rivoluzionando continuamente la propria consapevolezza dell’universo, grazie a una profonda collaborazione sviluppata nel corso della storia e del tempo. Ma non si tratta solo di collaborazione nel suo senso letterale, come si può intendere oggi in ambito professionale o accademico, bensì di una collaborazione ultratemporale, ovvero, un progresso intellettuale e tecnologico per mezzo di scoperte e invenzioni, avvenute attraverso epoche, secoli e millenni di Storia. Indicativa in tal senso è la storia del pianeta Plutone e del fly by della sonda New Horizons, una delle ultime novità astronomiche che da qualche mese sta esaltando gli appassionati e tutto il mondo dei social network. Un’idea inizialmente priva di certezze, ci ha portati a studiare le più sorprendenti caratteristiche del nono pianeta del Sistema Solare, arrivando ad osservare persino i dettagli della sua superficie.

 

La storia di Plutone

 

L’avventura della sonda più famosa “dell’universo”, è solo l’ultimo capitolo di una storia iniziata oltre ottantacinque anni fa a Flagstaff, Arizona, quando il pianeta fu scoperto definitivamente. Per comprendere meglio quest’appassionante racconto però, bisogna andare ancora più indietro nel tempo. Negli anni quaranta del XIX secolo, alcuni astronomi confermarono l’esistenza del pianeta Nettuno, sulla base delle predizioni dei matematici Le Verrier e Adams, che indipendentemente l’uno dall’altro, ne indicarono la posizione e la massa. Questa scoperta, frutto delle indagini matematiche relative alle anomalie riscontrate per i moti orbitali di Urano (scoperto nel 1781), segnò definitivamente il trionfo della meccanica celeste newtoniana.

 

Negli anni successivi, utilizzando la stessa tecnica matematica, si diede il via a una vera e propria ricerca di nuovi astri oltre l’orbita dei pianeti nettuniani, fino a che furono riscontrate delle irregolarità anche nei moti di Nettuno, suggerendo così l’esistenza di un successivo corpo celeste di masse “notevoli”. L’interesse verso questo pianeta mancante crebbe ulteriormente quando, all’inizio del secolo scorso, Percival Lowell (1855-1916), astronomo aristocratico di Boston, diede ulteriori conferme sull’esistenza di questo nuovo corpo celeste, predicendone l’orbita più probabile e le caratteristiche principali. Da allora, l’osservatorio da lui fondato a Flagstaff, divenne l’epicentro della ricerca del misterioso corpo celeste, denominato Planet X. Purtroppo Lowell non seppe mai della reale esistenza del pianeta; morì nel 1916, lasciando ai posteri l’importante compito di scovarne l’identità. E così nel 1930, fu Clyde Tombaugh (1906- 1997), famoso costruttore di telescopi da poco responsabile della ricerca di Planet X al Lowell Observatory, a portare avanti l’estenuante lavoro di osservazione e identificare finalmente il pianeta grazie all’utilizzo di nuove tecniche e tecnologie, o per meglio dire, grazie a nuove idee sviluppate sulla base delle precedenti conoscenze.

 

L’evoluzione degli strumenti tecnologici che ha caratterizzato il mondo scientifico nella seconda metà del secolo scorso, ha consentito uno studio sempre più dettagliato del pianeta, della sua massa, della sua orbita e dei suoi satelliti. Le osservazioni sempre più approfondite, hanno portato questa storia a un punto di svolta nel 2006, quando Plutone è stato declassato a “pianeta nano”, a seguito di un aggiornamento delle definizioni astronomiche pubblicato dall’Unione Astronomica Internazionale. Nello stesso anno è iniziato il coinvolgente viaggio di New Horizons, la sonda spaziale che, in nove anni, ha percorso la distanza record di quasi 4,8 miliardi di chilometri verso l’orbita di Plutone, compiendo il 14 luglio scorso, lo storico fly by, con il quale l’umanità ha raggiunto il traguardo più ambizioso dell’intera storia dei viaggi spaziali. Tuttavia, il viaggio della sonda più famosa del mondo, non è per nulla finito qui. New Horizons, dopo aver raccolto una grande mole di dati, è già passata oltre e viaggerà ancora a lungo verso la fascia di Kuiper, raccogliendo informazioni sulle caratteristiche dei corpi celesti che “popolano” questa zona, permettendoci di andare sempre più lontano e studiare la vastità dell’universo, oltre il nostro sistema solare.

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Una sola direzione

 

La storia di Plutone, è un chiaro esempio di quella che possiamo definire, collaborazione ultratemporale, poiché ripercorrendo brevemente la serie di eventi che hanno portato alla nostra attuale conoscenza del pianeta, ci si rende conto di quanto questa collaborazione sia stata una virtù fondamentale per il raggiungimento di un grande risultato. Analizzando le tappe fondamentali che hanno portato al progresso, potremmo dire che questa sia stata sempre la base della nostra società; ad ogni modo questo è un aspetto che riscontriamo maggiormente in ambito scientifico, poiché senza di essa, la maggior parte delle scoperte scientifiche e tecnologiche non si sarebbe mai verificata, e non potremmo vedere i risultati concreti di tale progresso. Collaborare, in questo caso, significa progredire insieme, condividere le idee, evolvere il proprio pensiero e le proprie conoscenze attraverso il corso della storia, giungendo a una vera e propria rivoluzione delle nostre certezze più radicate. È importante pensare a questa collaborazione ultratemporale come un aspetto intrinseco del pensiero umano, poiché passo dopo passo, nel corso della storia, l’umanità si è unita come in un unico grande movimento di massa, verso il progresso della nostra civiltà. Basti pensare a una delle invenzioni che hanno cambiato il mondo dell’astronomia: il cannocchiale.

 

Galileo_cannocchialeQuesta nuova tecnologia, frutto di una sinergia di precedenti studi e scoperte in ambito di ottica, ha sancito la fine del sistema tolemaico confermando il sistema eliocentrico copernicano, poiché Galileo Galilei ha pensato bene di sfruttare quest’invenzione per l’osservazione astronomica. In questo caso, l’evoluzione di un’idea e dell’intelletto umano è sfociata in innovazione, permettendo di ampliare enormemente la percezione dell’Universo e della nostra posizione in esso. D’altronde, quel periodo che va dalla metà del XVI alla fine del XVII, che noi consideriamo come la nascita della scienza moderna, è una dimostrazione del fatto che rinnovare completamente la concezione del mondo è un’impresa necessariamente collettiva. Isaac Newton stesso, che è l’ultimo esponente di questa Rivoluzione Scientifica, affermò: “Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle dei giganti”. In effetti, se il genio inglese ha saputo compiere la grande unificazione tra la fisica terrestre e quella celeste, è perché ha potuto basarsi sulle scoperte dei suoi abili predecessori, tra cui Keplero e il già citato Galilei. E che dire di quella che potremmo definire, la teoria più rivoluzionaria del XX secolo, il Big Bang, un modello cosmologico che era stato dedotto nei primi decenni del secolo scorso dalle equazioni della relatività generale di Albert Einstein. Tuttavia le osservazioni più importanti a prova di questa teoria, emersero solo diversi anni dopo, con la famosa Legge di Hubble sull’espansione dell’Universo e l’osservazione della radiazione cosmica di fondo, poiché entrambe portarono alla conclusione logica che l’Universo doveva aver avuto una origine.

 

È interessante notare come questa collaborazione, porti in sé un aspetto del pensiero umano che talvolta acquista sembianza di una vera e propria “mente collettiva”, una mente che sembra ragionare come parte di un’unica grande entità, distaccata dall’intenzione e dalla direzione delle singole idee che da sole non avrebbero portato un tale cambiamento; Albert Einstein ne è un grande esempio, dato che le sue idee hanno portato inevitabilmente alla formulazione di teorie come il Big Bang e la meccanica quantistica, entrambi concetti che egli non concepiva e non avrebbe mai considerato, a cui in seguito cercò di opporsi.

 

Da una semplice osservazione della Storia, con occhio innocente, emerge una continuità nelle opere dell’uomo, giacché questo è un aspetto fondamentale di crescita e sviluppo, indispensabile per progredire verso una consapevolezza sempre maggiore. D’altro canto, siamo soliti pensare al progresso scientifico e tecnologico, come una serie di tappe che hanno contraddistinto le varie epoche, grazie all’utilizzo di tecniche e strumenti sempre più nuovi per comprendere questo fantastico mistero che ci circonda. È essenziale però comprendere i diversi contesti storici in cui tali scoperte hanno cambiato la nostra consapevolezza, e il significato di questa collaborazione ultratemporale che in tutto ciò ha svolto, e sta svolgendo tuttora, un fondamentale ruolo di vettore.

 

La scienza ci offre anche un’importante riflessione, relativa alla diversità culturale, etnica e di pensiero, poiché la storia del progresso è sempre stata caratterizzata dall’unione dell’intelletto di diversi paesi e culture. Circa mille e trecento anni fa, ad esempio, la scienza e la filosofia che caratterizzarono l’Età Classica e la cultura persiana, furono riprese e rielaborate dagli arabi durante la cosiddetta “età dell’oro della scienza araba” (VIII secolo-XIV secolo), e in seguito, le conoscenze di questo nuovo impero islamico si estesero e influenzarono profondamente tutto l’occidente durante il medioevo.

 

Guardando ai nostri tempi, mai come ora, gli uomini dovrebbero iniziare a considerare la diversità come fonte di arricchimento, e non come pretesto per sfociare nell’intolleranza e nell’odio, poiché come la storia insegna, tutta l’umanità sta camminando in una sola direzione.

L’educazione dovrebbe inculcare l’idea che l’umanità è una sola famiglia con interessi comuni. Che di conseguenza la collaborazione è più importante della competizione.
- Bertrand Russell

Tutto quello che serve davvero, è osservare e riflettere su quanto la storia ci sta insegnando, su come l’umanità abbia progredito per migliaia di anni e… think together!

 

 

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Manuel La Licata

Written by Manuel La Licata

Ciao sono Manuel! Studio le scienze della Natura, sono affascinato dalla realtà che ci circonda e mi piace poterla studiare in ogni sua parte. Attraverso le mie passioni, armato di spirito scientifico e filosofico, voglio provare a contribuire al progresso della società.
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